ANSALDO S.p.A

n. 1 azione - Genova 1942
Formato 24 x 33 cm
Officine Carte Valori Turati Lombardi e C. - Milano

– Nella cornice in sei ovali immagini dei comparti produttivi dell’azienda: navi commerciali,
navi militari, motori marini, cannoni, carri armati, locomotive –

Descrizione

L’azienda, a seguito del fallimento della Gio Ansaldo (vedi scheda) venne salvata dalla Banca d’Italia, che porterà l’azienda sotto il controllo dell’IRI, la cui gestione e riarmo permettono ad Ansaldo nuova vita e crescita.

La figura principale di questa rinascita e l’artefice della ridefinizione strutturale ed organizzativa è l’Ing.Agostino Rocca, amministratore delegato della società dal 1935 alla fine della guerra.

I cantieri navali varano il 50% delle navi da guerra Italiane, tra le quali corazzate da 3.000 tonnellate, il 100% dei carri armati in collaborazione con FIAT, e aerei (Fiat-Ansaldo A.S.1 e Fiat-Ansaldo A.120). Ansaldo presso l’arsenale di Napoli produsse il 65% dell’artiglieria. Grazie alle commesse belliche la società registrò un’enorme crescita: passa da 22.000 dipendenti nel 1939 a 35.000 nel 1943.

Alla fine della seconda guerra mondiale si riproporranno i gravi problemi della riconversione.

L’IRI nel 1948 affida la gestione delle società Ansaldo alla società finanziaria Meccanica, Finmeccanica; con un decreto legge vengono scorporati dall’azienda il siderurgico, l’elettrotecnico e il ferroviario e vengono accorpati i cantieri di Mug-giano e Livorno.

Nel corso degli anni cinquanta e sessanta saranno operati da Finmeccanica numerosi interventi riorganizzativi, tra cui, nel 1966, il trasferimento delle attività navali all’ Italcantieri di Trieste.

Dal 1966, l’impresa viene ristrutturata completamente da Finmeccanica. Nel 1977 le aziende rimaste vengono raggruppate sotto la dizione Raggruppamento Ansaldo, che comprendeva, oltre al meccanico-nucleare e l’Asgen di Genova, l’Italtrafo, la SIMEP, la Breda Termomeccanica e la Tecnosud. Nel 1980 viene costituito il principale gruppo termo-elettromeccanico italiano, il più grande in Italia con i suoi 16.000 dipendenti, ma che rappresentava anche l’abbandono da parte del colosso industriale della città di Genova. Nel 1993 viene assorbita completamente in Finmeccanica S.p.A.